Iontoforesi sclerale nella degenerazione maculare secca: stato dell’arte e prospettive future

La degenerazione maculare legata all’età (AMD), nella sua forma secca, è una delle principali cause di perdita irreversibile della visione centrale nelle persone oltre i 60 anni. Nonostante i continui progressi della ricerca, non esistono ancora cure farmacologiche in grado di fermare o invertire la progressione di questa forma.

Tra le tecniche più innovative allo studio c’è la iontoforesi sclerale, un metodo che utilizza una piccola corrente elettrica per spingere sostanze attive, come la luteina, attraverso la parte bianca dell’occhio (la sclera) direttamente verso la retina.

Come funziona la iontoforesi sclerale?

La iontoforesi sfrutta correnti elettriche a bassa intensità per aiutare il passaggio di farmaci o molecole cariche attraverso i tessuti oculari, puntando a raggiungere la retina in modo più diretto. Questo approccio potrebbe ridurre o rimandare il ricorso a trattamenti più invasivi, come le iniezioni intravitreali.

Nel caso della luteina, l’obiettivo è farla arrivare in concentrazioni maggiori nella macula, dove agisce da filtro per la luce blu e come antiossidante, proteggendo le cellule sensibili della retina.

Cosa dice la scienza finora?

Studi di laboratorio e primi dati clinici

Le ricerche condotte finora su occhi umani donati hanno dimostrato che la iontoforesi può effettivamente trasportare la luteina attraverso la sclera e fino alla retina, aumentando la presenza di questa sostanza nei tessuti oculari. Tuttavia, nella regione centrale della retina (la macula), l’aumento riscontrato non è stato statisticamente significativo.

Sono stati poi condotti piccoli studi su pazienti, che hanno confermato che la procedura è ben tollerata e sicura nel breve termine, senza effetti collaterali significativi. Al momento però non ci sono ancora studi che dimostrino un rallentamento sicuro della progressione della malattia.

Studi in corso

Sono in corso più studi clinici su persone con AMD in fase intermedia o avanzata, che puntano a capire meglio quanto questa tecnica sia efficace nel proteggere la macula e mantenere la funzione visiva. I risultati di queste ricerche saranno fondamentali per capire se la iontoforesi potrà diventare un’opzione concreta nella pratica clinica.

E la luteina assunta per bocca?

Parallelamente, ci sono già molte prove che l’assunzione regolare di luteina con la dieta o con specifici integratori può aumentare la densità del pigmento maculare, contribuendo a proteggere la retina e forse a rallentare l’avanzare della malattia, soprattutto nei casi iniziali o intermedi. Per questo motivo, i medici continuano a consigliare un’alimentazione ricca di verdure a foglia verde o, quando indicato, integratori specifici.

Guardando al futuro

La iontoforesi sclerale rappresenta una frontiera interessante non solo per la luteina, ma anche per altre sostanze che potrebbero proteggere la retina o agire nelle primissime fasi della malattia, quando non sono ancora presenti nuovi vasi sanguigni anomali. Sarà però fondamentale attendere i risultati degli studi in corso per capire se questa tecnica porterà davvero a un beneficio clinico e potrà essere integrata nei protocolli di cura.

In conclusione

La iontoforesi con luteina è una metodica promettente, ma oggi rimane una tecnica sperimentale. I primi studi indicano che è ben tollerata, ma mancano ancora prove concrete che possa cambiare la storia naturale della maculopatia secca. Per questo è importante continuare a seguire i consigli consolidati — come l’alimentazione ricca di carotenoidi e il controllo dei fattori di rischio vascolari — e discutere sempre con il proprio oculista se e quando prendere in considerazione nuove opzioni.